Pubblicità

Voglio divertirmi a parlare di pubblicità. Ridicolizzarla, smascherarla, anestetizzarla.  Come facevo spesso  in allegria con i miei scolari. Di solito non la guardo, oppure non la ascolto, ma in questi giorni mi ci sono imbattuta un po’ per caso e vi ho trovato qualcosa  da obiettare.

Gli strumenti musicali che arrivano col barcone pericolante e poi, probabilmente per digerire il concerto, bisogna buttar giù un amaro. C’è poi il gruppo numeroso con oggetto banche, argomento scottante di questi tempi. Come sono buone le banche, come sono per te le banche, quelle del cerchio e quelle del disgraziato appeso alla fiancata dell’autobus. Ma la più bella è quella che è una perfetta metafora  di questo tempo di passaggio di governo. Siamo nella tempesta, assaliti da acqua vento e giornalacci volanti, ma finalmente ecco un luogo asciutto, luminoso, forse caldo, dove sedersi con tè o caffè. Nella pubblicità c’è il pubblicitario che ti cattura. Nella nostra realtà immagino di  poter metterci un attimo seduti, speranzosi.

Ancora e fortissimo è il gruppo promozione auto. Se tutti l’abbiamo già, dovremmo comprarne altre. La seconda, la terza, la nuova. Anche quella che prima sapevi le regole e poi butta via le regole. Educazione civile, insomma. Mi sembra che abbiano tolto dai cofani  le donnine con le gambe nude, se non altro.

Altro argomento, la vecchiaia. Quanto mercato ha la vecchiaia, scusate, la terza o quarta età. Montascale, carrozzine a motore, congegni per entrare in vasca, sono la novità che si aggiunge ai tradizionali temi su  dentiere e auricolari. Queste ultime due,  in verità  sono utili alla sopportazione della vita, così come gli occhiali, che per parte loro sono resi importanti solamente se sono di marca, strani ed esagerati, costosissimi e scuri,  e quindi per  giovani e  belle ragazze.

Infine c’è la pubblicità per le donne. La più ovvia e falsa è quella sui cosmetici. Se fosse   veritiera saremmo tutte delle star, giovani o vecchie, magnifiche senza rughe, senza ciccia, senza cellulite, senza macchie.  Lasciamo stare la roba del trucco. Induce delle buone signore a esagerare nei luoghi meno opportuni. La madre piangente o la giovane vedova che batte lunghissime ciglia finte e sfavilla  perfetti colpi di sole. Senza contare che poi le lacrime devono prevedere il prodotto speciale, idrorepellente.

Le pubblicità che mi infastidiscono di più –  e vorrei che le donne vi si ribellassero,-  sono alcune che invadono e offendono la femminilità. Le donne perdono sempre urine maleodoranti, hanno i pruriti o bruciori intimi fastidiosi, tanto le madri quanto le figlie. Devono sempre farsi i lavaggi rinfrescanti calmanti o chissà che. Anche in forma di  spray., salviettine, disinfettanti, saponi, creme. Non parliamo degli assorbenti, vecchia conoscenza ,  più  infiniti salvaslip di ogni forma e tipo, materiale ed efficienza. Non ho visto i pannoloni, ma di certo arriveranno. Insomma, dalla culla alla tomba dovremmo sempre avere addosso quella specie di protesi dell’intimità.

Mi chiedo, i maschi non hanno mai nulla da suggerire al mercato attorno alle loro  parti segrete?Via, che diamine! Ci metto anche la carta igienica, colorata profumata, decorata,  resistente, morbida e morbidissima. Un suggerimento, non parlatene più, tanto la dobbiamo comprare. Fatela se mai un po’ più spessa e se possibile ecologica.  E a proposito di carta igienica ricordo sempre l’invettiva di Michele Serra contro le signore milanesi  in suv che andavano al supermercato lontano  molti chilometri, perchè lì, la carta  igienica  era offerta a prezzo speciale..

A proposito di supermercato, da me le buste ecologiche le fanno pagare dieci centesimi. Bene. Infatti vedo che sono sempre di più quelli che se ne portano da casa di migliori. Io ho sempre quella di pezza della manifestazione delle donne, dove la Piccoletta di Beatrice Alemagna grida il suo “ora basta”.  Che è anche il mio, di “ora basta”.

8 pensieri su “Pubblicità

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