Appunti e punture

500px-Flag_of_Italian_Committee_of_National_Liberation.svg

Ancora non so chi sceglierà Letta Enrico per il suo governo. Sento altissimi gli strilli antichi: “Mai più con Berlusconi, mai più la Gelmini”. Giusto e sacrosanto come richiesta e come rivendicazione. E come desiderio. Ma vogliamo ricordare che siamo riusciti a non vincere?  Che abbiamo persino rischiato di far vincere gli altri? Che siamo stati sordi e ciechi ed anche balbettanti? Ora questa realtà va pagata.

Sarebbe il caso di accollarsi il peso di  un tentativo di risalita, perchè non c’è scampo e  le altre opzioni sarebbero peggiori di queste cosiddette larghe intese.

E a proposito di larghe intese .

La vignetta dell’Unità del 25 aprile mi ha fatto quasi arrabbiare. Non quella di Bobo, sempre geniale. L’altra, all’interno. Al nipote che chiede come i partigiani  abbiano fatto a vincere il fascismo, il vecchietto risponde: “Non c’era Grillo a costringerli alle larghe intese”.

Due appunti. È vero che è l’assurda e sospetta caparbietà di Grillo a costringerci a questo abbraccio delle  larghe intese. I numeri sono quelli. E come ho detto ce li siamo meritati.

Ma non è vero che noi partigiani fossimo liberi dalle grandi intese. Il rospo dell’accettare i monarchici come compagni di lotta è stato duro da ingoiare. Se invece di quelle larghe intese avessimo preso a scontrarci tra noi, a spararci tra di noi, a contenderci quelle caserme e quelle poche armi, se avessimo respinto gli ufficiali “badogliani” rinunciando a quel po’ di competenza militare che ci portavano, noi ragazzi impreparati e irruenti saremmo andati al disastro.

E vi assicuro che non è stato facile. Noi il re lo odiavamo profondamente. Dei “badogliani” avevamo sospetto. Dei carabinieri ci toccava fidarci, nonostante quella loro fedeltà radicata addirittura nei secoli. Ma c’era la battaglia da fare. C’era  da uscire dall’incubo della guerra e del fascismo. Abbiamo accettato di stare uniti, sotto comandi unici che erano un vero inciucio, fatti cioè  di comunisti, cattolici, monarchici, azionisti, socialisti. Con l’aggiunta degli ufficiali alleati, così diversi. Persino le squadre erano un vero inciucio. Brigate Garibaldi e brigate Matteotti, Fiamme Verdi e  Azzurre, di tanti nomi e colori. In più battaglioni di russi e di canadesi, coi loro nomi e i loro miti.

Più larghe intese di così! Dopo aver cacciato tedeschi e fascisti abbiamo fatto i conti anche con la monarchia  di quel re inetto e travicello.

Non piangiamoci troppo addosso, ora, di fronte a questo rospo delle larghe intese. Piuttosto cerchiamo di non farci ancora più male, facendo i duri e i puri che non vedono il muro sul quale vanno a sbattere. E cascando ancora nell’antico vizio delle divisioni, dei distinguo, delle correnti.

Per favore, lo chiedo a tutto il PD e a tutti i parlamentari, specialmente ai più giovani. Bisogna ripartire dalla realtà che c’è, per vincere contro la crisi e i disastri economici. Ieri ho commentato che almeno ora  non c’è tutto quel sangue e quei morti. Una ragazza mi ha rimbeccato, giustamente, ricordandomi che anche adesso c’è chi ci muore, di suicidio o di povertà.

Già. Buttiamo via la nostra presunzione di politici dilettanti e cerchiamo di  avere più occhi ed orecchie per vedere e sentire il dolore che è tutto attorno e sta diventando disperazione.

5 pensieri su “Appunti e punture

  1. ma chi ci crede più!!!! Comunque tornando a bomba: uniti si, è vero!! posizioni politiche diverse ma tutti provenivano da gruppi partigiani che hanno rischiato la vita per combattere il fascismo. Per favore non paragoniamo i brunetta i schifani e berlusconi ai monarchici del tempo. Non eleggiamo ad eroi personaggi che hanno come fine la corruzione, l’arricchimento e il malaffare.
    Il solo fatto di accostare simili paragoni è furviante ed in malafede

  2. I monarchici del tempo erano quelli che sostenevano il re che aveva aperto le porte dello stato al fascismo. Capisco che è passato tanto tempo ma un po’ di storia potresti provare a conoscerla.

  3. La differenza è che il “nemico” di allora era chiaro e inequivocabile e lo stesso per tutti: il nazifascismo. Si sono messe da parte differenze difficili da mandar giù in nome di qualcosa di più grande: la libertà, la Repubblica. Oggi un giorno c’è un nemico (sig. B e compagnia), il giorno dopo si capisce che servono le larghe intese insieme a colui che fino al giorno prima era una specie di Satana della politica e della società per combatterne un altro (il populismo, la miseria,la disoccupazione…). Non credo che i partigiani avrebbero fatto “larghe intese” con i “repubblichini” per cacciare i nazisti. La linea di demarcazione tra “chi sì e chi no” era ben netta, poi ovviamente si mandava giù con un certo disappunto il badogliano e il monarchico. Qui, oggi, non si tratta di avere idee differenti o differenti visioni del mondo e del modo di arrivare al massimo risultato per star meglio tutti, qui si tratta di mettere insieme una visione del mondo (opinabile, magari non in tutto corretta, ma in qualche modo onesta e perfettibile) e…qualcuno mi sa dire cosa?

  4. Il nemico era chiaro ma la prospettiva per uscire non lo era altrettanto. Quello che ricorda il post e’ che una parte del PCI di allora puntava ad una uscita rivoluzionaria, come peraltro tentò con esiti nefasti il PC di Grecia. Togliatti invece impose con la svolta di Salerno una alleanza tattica e destinata a durare fatalmente poco (come si e’ visto) anche con quelle forze che avevano favorito il fascismo e che sarebbero state avversarie del fronte progressista da li a poco. Una scelta dettata dalle priorità. Onestamente ci vedo un parallelo con la situazione attuale o, per andare a tempi più vicini a noi, con la strategia del compromesso storico.

  5. Carissima Teresa,
    torno, a un anno di distanza, sulla questione della Festa della Repubblica che si celebra il 2 giugno, per rinnovare il mio invito ad abbandonare ogni celebrazione militaristica della stessa e a non prestarsi assolutamente a sfilare come ANPI assieme a reparti armati o ad associazioni civili marcianti militarmente. La resistenza italiana prese sì e impugnò le armi, ma quelle sottratte e tolte al nemico oppressore o abbandonate dall’ esercito dissidente o in disfatta , lottò assieme ai compagni di altre nazioni, nelle sue fila c’ erano compagni che erano andati a combattere in Spagna assieme ai fratelli repubblicani spagnoli. Quella fu una resistenza che dovette impugnare le armi
    perchè voleva e doveva proclamare e onorare la pace della libertà tra i popoli e ripudiare la violenza e la prepotenza delle armi sui diritti, violenza e prepotenza che invece il regime fascista aveva innalzato a valori.
    Non abbocchiamo, anche quest’ anno, alle false sirene dell’ unità nazionale e del sostegno a nostri volontari armati per la pace in paesi occupati in quel nome ma con precisi interessi di ripartizione di sfruttamento di risorse di quei popoli. Non…accontentiamoci delle riduzioni di spese per cene, onorificenze, medaglie e banchetti o per qualche bombardiere o …pensionamento in meno.
    La Festa della Repubblica deve essere onorata per il voto di tutti gli Italiani e le italiane, per la prima volta… ammesse al voto, liberi. Questo è il voto che deve essere festeggiato: il voto che ha cancellato dalla nostra storia lo stato monarco-fascista e ha dato vita alla Repubblica Democratica !
    Come festeggiarlo ? Aprendo ai cittadini le aule e le sale degli uffici del Parlamento e del Goveno, dalle sedi della capitale a quelle governative del territorio, acciocchè sia ben evidente che armi e uffici sono ammessi solo in quanto a servizio e presidio della libertà del popolo sovrano.
    Facciamo che l’ invocato cambiamento cominci dai nostri cuori e responsabilità senza attendere o dipendere dalle decisioni del governo di tur- no !

Lascia un commento