Cronaca numero tre, stagione del coronavirus

Siamo ancora qui, bloccati dalla pandemia.  Qualcosa per forza o per fortuna si è mosso, ci sono lavori riavviati, mestieri ripresi. Qui nel piazzale è abbastanza visibile un movimento di auto,cioè gente che va di nuovo al lavoro e non solo vigili del fuoco, autisti atac o poliziotti. Nei nostri palazzi sono in corso lavori ai solai, alle cortine, agli ascensori.  A fare la spesa ci andiamo senza code, guanti e mascherine ormai d’abitudine.  Nelle ore fresche bambini e nonni  riempiono il giardino.
In famiglia e dintorni abbiamo avuto avvenimenti grandi.  Da sorriso le nascite. La cara nipote reggiana ha messo al mondo un paffuto Edoardo. La vicina ex ragazza del quarto piano ha dato un bel fratellino alla sua  vivace e dolce femminuccia. E qui finiscono le belle notizie.
Tra le brutte, la più nera, il lutto in famiglia. Mio fratello ha perso la sua amatissima moglie. Avrei dovuto intitolare questo scritto a mio fratello per le tante cose che che sto ricordando di lui. Qualcosa ne ho scritto sul mio libro “Storie…” Qui  non lo ricorderò dall’inizio, cioè da quando era piccolo, ma dall’ultimo. Dal suo dignitosissimo dolore attuale.  Dal funerale, iniziato col corteo di macchine dall’ospedale di Montecchio, fino al cimitero di Bibbiano,  affollatissimo. I miei figli, per esserci,  hanno fatto  dall’autostrada la traversata di mezza Italia, andata e ritorno. E non ci si poteva nemmeno abbracciare.  Ma lì, tra quelle lapidi che custodiscono anche le antiche storie della mia famiglia, dei nonni tanto ricordati e amati, è stato visibile e concreto l’affetto e la stima che mio fratello ha conquistato nel suo paese e in tutta la Val d’Enza. Discorsi commossi e motivati,  per primo quello del sindaco carissimo Andrea  e poi di altre e altri,   anche in ricordo di lei, la scomparsa, veramente compagna dolcissima e collaborativa. Alla fine, lui che prende il microfono e ringrazia, distrutto ma lucido e in piedi.
Non c’è solo il covid19.  I dolori e le malattie ci sono ancora. Lei se n’è andata per un ictus,  dopo  una  caduta   e una prima ripresa. Ora mio fratello è solo, perché i figli li ha lontani.  Ha attorno tutto un popolo, che lo stima e lo ringrazia per i suoi nove anni in cui è stato sindaco innovativo e realizzatore e poi per tutto il resto,  prima e dopo, per le scuole, la socialità, la cultura, la memoria.
Il mio dolore è anche per non esserci stata.  Chissà se potrò farlo tra un po’ in Freccia Rossa.
Intanto il virus va avanti e si diverte a prendere di mira i giovani, molti dei quali hanno svoltato in fatalità o in ribellione o in azzardo. Anche noi anziani siamo stanchi, vorremmo qualche giorno di vacanza, o  luoghi nuovi. Il caldo ci limita anche di più. La differenza è che noi siamo consapevoli più che paurosi. I nostri ultimi anni sono  più solitari del giusto. L’altra sera a cena da una cara amica, con un bel gruppetto della nostra preziosa associazione culturale.  Semplicità tanta, giardino fresco, ricordi belli, pensieri nuovi. Allegria poca, ovviamente. Ma si affronta tutto e si resta a testa alta.
Qualcuno dei vicini è in vacanza. Specie quelli che hanno case in montagna o nelle regioni d’origine o genitori nei dintorni.  Gli esperti, gli scienziati, li ascoltiamo e se succede di sentirli un po’ in polemica o in disaccordo tra loro, accettiamo la spiegazione della senatrice scienziata Elena Cattaneo. Lei ci dice che i diversi punti di vista nascono dal fatto che i ricercatori seguono ognuno percorsi di indagine differenti, perchè il virus ha molte facce, molte forze e molte strategie.  Dobbiamo aver fiducia, aver pazienza, aver coraggio.
Verrà il vaccino e avrà il nostro cuore.

Un pensiero su “Cronaca numero tre, stagione del coronavirus

  1. Carissima, sentite condoglianze per il lutto che ha colpito la tua famiglia. Un abbraccio, Giuseppe. Si unisce Elena

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