Diario n. 4, stagione del Coronavirus

Questa lunga stagione di pericolo, questa quarantena prolungata e stiracchiata, ci fa diventare cretini. Ci comportiamo da scemi o da ragazzini.
Ieri è venuto a trovarmi Francesco Maria, che è il ragazzo che ha fatto la tesi sul mio lavoro scolastico meritandosi un bel 110 e lode. Abbiamo fatta una bella chiacchierata. Ci siamo rivisti dopo la sua laurea, sostenuta in stagione di pandemia, quindi senza corona di alloro, senza festeggiamenti e abbracci. Chissà se e  quando avremo la voglia di  rimediare a distanza. o semplicemente di mangiare insieme una pizza o un piatto di cappelletti.
Sembravamo persone serie, fino alla foto al momento del commiato. Come  vedete sembriamo  persone normali. Invece abbiamo giocato come ragazzini o come minorati mentali sulle nostre mascherine!  Come è bella la tua! Me l’ha fatta un amico straniero. Uno dei rifugiati coi quali lavoro. Ne ho una bella anch’io, Me l’ha cucita la mia amica del primo piano. Aspetta che mi tolgo questa bianca e indosso quella rossa a fiorellini. Eccoci qua, documentati come persone normali, ma non c’è nulla di normale.
Non è normale avere sul muso una mascherina, non è normale sceglierla diversa, non è normale pavoneggiarsi per un colore, per una fantasia. O forse tutti cerchiamo di sfuggire alla tristezza, all’angoscia con un tuffo nella leggerezza.
Anche al supermercato o al giardino o per strada e soprattutto nei notiziari televisivi, ci appaiono mascherine di tutti i colori, di tutte le fantasie, simboli e scritte. E’ una gara o una rivalsa contro la sfiga.
Purtroppo abbiamo notato che i politici espongono mascherine manifesto, con strazio di tricolori e di simboli vari.  La
Meloni il tricolore se  l’è messo in verticale, in orizzontale, a destra e a sinistra. Non parliamo di Salvini ch la mascherina   la rifiuta, ne contesta l’utilità e la definisce una limitazione della libertà personale.  E quando la mette, anche lui fa spreco di tricolore, di simbolo del carroccio, di slogan. Ciò che mi ha colpito, l’ho trovato su facebook completo di foto, è un particolare inquietante.  Su una mascherina nera spiccava nettamente la prima parte dello slogan della Decima Mas di Junio Valerio Borghese, proprio quello del golpe fascista fallito. Non so se Salvini è preparato in storia e con lui i  suoi accompagnatori.  Ma il messaggio è chiaro ed è rivolto a quella parte di  nostalgici, tra  i quali Casa Pound e i più ripuliti Fratelli d’Italia .
Ecco un altro uso della mascherina. Come manifesto, anzi come minaccia.
Io sto cercando e usando quelle lavabili, per non intasare i cassonetti.  Mi auguro che la mascherina serva alla fantasia allegra, alla condivisione di propositi, alla vivacità della fantasia. In attesa che il virus diventi meno insidioso, più curabile, e finalmente vaccinabile.
 Quel giorno saremo tutti in strada a gridare di gioia.

Un pensiero su “Diario n. 4, stagione del Coronavirus

  1. Da un po’ di tempo leggo i tuoi articoli. Mi piacciono da morire. Condivido le tue idee e vorrei saperle scrivere come le scrivi tu. Complimenti

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