Domenica scorsa sono apparsa in Rai, programma “Chesarà”. Non mi sono rivista, ma credo di essermela cavata con dignità. Sono stata coccolata come un rispettabile reperto archeologico. Mi era stato anticipato che avrei dovuto dare una idea di cosa è stato veramente il fascismo. In realtà i discorsi sono stati tutti diversi, com’è logico in un programma fatto di opinioni sull’attualità e sui problemi mondiali.
Mi ero preparata un promemoria di nove titoli, che mi auguravo di saper esporre più brevemente possibile, causa i tempi televisivi e le molte voci immaginate nel coro.
Ho già detto che i discorsi sono stati tutti diversi; perciò, cerco di riprendere quel bigliettino con i titoli e spiegarli ora, anche per pro-memoria.
PUNTO UNO. IL MANGANELLO
Il fascismo si è imposto col manganello. cioè col bastone. Violenza, bastonate. Gli esperti in questa arte andavano nei paesi dove non erano conosciuti, guidati da uno del posto. Mio padre ce l’ha raccontato quando aveva novant’anni. Chi subisce certe offese se ne sente talmente sminuito oltraggiato e offeso che non riesce a raccontarlo. Ancor più le donne-ragazze, come la cara Francesca Del Rio, Mimma, che nemmeno dopo settanta anni dalla liberazione non riesce a raccontare le torture patite a Ciano, da prigioniera dei tedeschi. Nonostante Laila che le dice “non sei tu che ti devi vergognare, sono loro”. Forse per la vergogna o forse per la non conoscenza dell’identità dei manganellatori, di queste violenze risulta poco. Del resto all’epoca anche nello stesso paese le persone si conoscevano in modo strano, poco utile a denunce formali. Nei paesi ci si conosceva con i soprannomi, assolutamente diversi da quanto scritto nei registri. I miei nonni e zii materni erano conosciuti come Capitani, ma all’anagrafe erano Arduini. I Chierici di San Polo erano conosciuti come Cavalieri e i loro lontani parenti soprannominati Gliga mentre nei registri erano anche loro Chierici. Un lontano zio era conosciuto come Gemello ma in realtà si chiamava Fornaciari.
Per quelle bastonate alla schiena il papà di Mimma è morto dopo qualche anno per dirette conseguenze ai polmoni. Sofferenze conosciute, ma mai riconosciute.
ARRESTI.
Per essere arrestati bastava una chiacchiera. Era comparso un volantino sul valore del primo maggio e in tutto il circondario si arrestano tutti quelli che sono sorvegliati come oppositori, cioè non iscritti al fascio. E’ successo a mio padre nel giugno 1932, lo stesso giorno che è nato mio fratello. Mio padre era andato in paese a denunciare la nascita e a indicarne il nome. Appena tornato ha trovato i due fascisti che l’hanno arrestato. Con mamma ancora a letto e la mucca e la terra e io che non avevo ancora cinque anni, mamma che ha dovuto alzarsi e fare tutto, senza nemmeno aver tempo di piangere. E senza prove, papà in galera in camerata con carcerati comuni, dalla fine di giugno alla neve di gennaio, scampata tragedia causa amnistia. Anche senza prove, il destino sarebbe stato condanna al confino, per anni, isole di Ponza o Ischia o Ventotene.
FERMI IN CASERMA .
Ogni volta che veniva nei paesi un gerarca o che c’era un anniversario da celebrare, cosa che di solito comportava cerimonie. sfilate di giovani e ragazze, discorsi e inni, era consuetudine andare a prelevare gli oppositori, cioè quei due o tre non iscritti al fascio e tenerli chiusi in caserma per qualche giorno o qualche notte. A mio padre succedeva, ed altrettanto ad un simpatico personaggio soprannominato Gilera, famoso per le barzellette contro Mussolini e per la sua modernissima motocicletta.
LICENZIAMENTI e lavoro.
Una volta che su insistenza di mia madre, papà era andato al sindacato fascista a chiedere se ci fosse qualche giornata di lavoro, si è sentito rispondere che se non c’era lavoro “per noi fascisti” figurarsi se poteva esserci lavoro per voi “contrari”- E papà ha aggiunto: “E fortuna che non mi ha fatto bere l’olio di ricino che aveva proprio lì davanti”
Più doloroso il licenziamento, causa “non è dei nostri”.
Il vicino di casa, ex podestà e presidente del consorzio irriguo, vedendo come mio padre era bravo lavoratore e brava persona, forse impietosito dalla nostra miseria, ha assunto mio padre come dugarolo. Lavoro stagionale, cioè solo estivo perchè è solo d’estate che si fa l’irrigazione.
Dugarolo è quello che tiene puliti i fossi e alza le “dughe” cioè le paratie che fanno andare l’acqua a turno nei vari poderi. Quindi è lavoro quasi tutto di notte. Mamma e papà erano contenti, perchè significava un po’ di soldini, un po’ di aiuto. Papà è andato con volontà e fiducia, ma dopo quattro giorni il “cavaliere” viene nel sentiero davanti a casa con aria sgomenta-addolorata-spaventata, con una lettera che gli è arrivata dai caporioni fascisti, dove gli si ordina di licenziare quel Vergalli, con la motivazione precisa, perchè è persona non iscritta al fascio.
Al suo posto è poi stato assunto un tizio di una frazione vicina, che era stato tra i primi fanatici del duce.
I SABATI FASCISTI.
Il sabato tutti i giovani erano obbligati ad andare ai ” sabati fascisti”, cioè a presentarsi ad una sede da dove venivano inquadrati e addestrati alle arti militari. Possibilmente dovevano presentarsi in divisa e credo sempre coi calzoni corti, stagione adatta o meno. Ovviamente i fucili da esercitazione erano falsi, a volte modellini di legno. ma la dottrina guerresca era sempre la più feroce e retorica, supremazia nostra e inferiorità delle altre razze. Se qualcuno, causa contrarietà ideale o addirittura motivi di lavoro , non si presentava a questo rito, veniva rintracciato intimidito e controllato. Quindi non si scappava, credo dai quattordici anni in avanti.
Per le donne non ricordo se c’era un obbligo simile. Ricordo che alcuni sabati pomeriggio eravamo a scuola senza grembiule e la maestra ci aveva insegnato il punto a croce.
LE TASSE SCOLASTICHE.
Erano previsti alcuni premi per merito scolastico. Quando finalmente ho potuto frequentare le magistrali regolarmente, ho ottenuto un buon esito, media del sette e mezzo. Era previsto il diritto di esenzione dalle tasse nell’anno successivo. Nella pagella, dove venivano anche registrati i pagamenti trimestrali, risulta scritto, vicino alla cifra versata “per esonero parziale”. Significa che per merito avrei dovuto non pagare nulla, ma mi veniva ridotta la tassa di frequenza solo della metà perchè non di famiglia numerosa e non figlia di iscritto al fascio. Insomma, non si era tutti uguali’
FILM, LIBRI, PUBBLICITA’
Il fascismo ha sfruttato subito e al massimo le opportunità dei nuovi mezzi di informazione. Il cinema, non solo per i film apertamente schierati, ma per i documentari dell’Istituto Luce, proiettati obbligatoriamente prima e dopo i film e anche nelle cerimonie. Senza contare i manifesti, i giornali radio, le cerimonie e i saggi ginnici, tutte occasioni di discorsi, premiazioni, e addirittura obblighi, come quello della donazione dell’oro, cioè obbligo di regalare la fede nuziale alla patria, per poter fare la guerra.
Era possibile imporre ogni obbligo, come la consegna di oggetti di rame o di cancellate di ferro.
Con la retorica, la censura e il controllo poliziesco si faceva credere ogni fandonia. Con la crudeltà era ancora più tragico il peso del potere. Basta pensare alla fucilazione dei sette fratelli Cervi, sette fratelli tutti insieme senza processo, di nascosto, sette fratelli comunisti e cattolici. E dalle mie parti, anche fucilato alla schiena, un timido coraggiosissimo prete partigiano originario del mio paese, don Pasquino Borghi, nome di battaglia Libertario.